Janina Janas
(Università degli Studi di Bari Aldo Moro)
E-mail: janina.janas[at]uniba.it
ORCID: 0000-0003-4488-6061
DOI: 10.31261/FLPI.2019.01.03
„Fabrica Litterarum Polono-Italica” 2019, nr 1, s. 39-69
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Abstract
Nell’articolo si fondono diverse prospettive interpretative. La prima si concentra sul volume di poesie intitolato Usta Italji, pubblicato negli anni ‘30, nel quale Kazimiera Alberti, inconsapevolmente, preannuncia il suo futuro. Le “escursioni poetiche” tra le varie città italiane, rafforzate da elementi di stampo autobiografici, mostrano una soggettività letteraria tutta al femminile. Il discorso biografico rappresenta una cornice per le esperienze affettive quali malinconia, tristezza e passione. Oggi chiameremmo tale esperienza legata ad un dato luogo come “poetica dello spazio”, nella quale gli elementi reali si collegano a quelli immaginari. La seconda parte dell’articolo è dedicata al soggiorno di Kazimiera Alberti in Italia. Quest’ultimo non può essere trattato come un semplice viaggio di piacere o a fini turistici. L’analisi del codice della memoria culturale dà vita ad una rappresentazione convincente dello sforzo con cui il poeta cerca un proprio modo di “vivere” in un mondo che si divide tra il tragico passato polacco e la sicurezza che infonde la terra italiana. Le riflessioni sulla lettera di Kazimiera Alberti indirizzata a Maria Grabowiecka non possono essere trattate come una mera procedura d’interpretazione, ma anche, e soprattutto, un impulso per cogliere, per quanto sia possibile, il fulcro centrale del lavoro dell’Alberti. Si tratta di un gesto di ri-creazione, un tentativo di ri-apertura del mondo verso i grandi miti culturali; una passione creativa la cui evocazione poetica diventa reale come l’isola “immaginaria” di Capri.