E vedo come questa folla che giunge qui, su questo sfondo di bellezza si preoccupa d’essere elegante e ben educata nella misura delle sue forze.
Ed ora, alla fine, dimmi. Il mondo è ordinato saggiamente e giustamente? Esistè mai in Europa una frontiera così rigida come quella che ci divide? E per me questo è incomprensibile! Che tu, che hai vagato con la tua canoa lungo i vari Dniester fino ai vari Mar Nero, adesso mi scrivi di non sognar neanche di mangiare un’arancia, dato che è soltanto un sogno senza frutto, e che il passaporto – non per «tutti i paesi d’Europa» ma per uno solo, per una sola settimana – è sparito dal suolo della Polonia, di questa Polonia che ha sempre tanto amato viaggiare e che tanto profondamente ha amato l’Italia.
Carissima! Ti ho descritto questa Nervi non per risvegliarti un appetito irrealizzabile. Questo sarebbe stato sadismo! Ma perché tu non finisca di sognare, anche da sola, così come allora abbiamo sognato in due. Questo ci aiutò a traversare quell’uragano. E forse adesso t’aiuterà a superare la tua prigionia. T’invio un grande petalo di cielo blù di Nervi e l’aroma dei glicini di Sant’Ilario che forse non svanirà del tutto da questa lettera nei sette giorni di viaggio. Ed una fotografia di questa costa, perché t’aiuti a sognare e resistere!
Ti abbraccio con calore
tua Kaszka”