Tadeusz Sławek
(Uniwersytet Śląski w Katowicach)
E-mail: tadeuszslawek[at]poczta.onet.pl
ORCID: 000-0002-7148-5063
DOI: 10.31261/FLPI.2021.03.09
„Fabrica Litterarum Polono-Italica” 2021, nr 1, s. 151-166
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Abstract
Partendo da una poesia di Jaroslav Seifert, proviamo a riflettere sulla tristezza e sulla possibilità di conforto. Presupponiamo che la tristezza sia un’importante dotazione esistenziale umana, inalienabile e inevitabile. Allora cos’è la consolazione? Cerchiamo risposte negli scritti di Seneca e Cicerone, che hanno sviluppato le loro tattiche di consolazione, fino ad arrivare a Franz Kafka e alla sua critica del conforto, il quale pur essendo possibile, risulta essere in realtà solo un’imitazione, poiché presenta dei limiti. Uno di questi sono le attività della vita sociale, all’interno delle quali è possibile mobilitarsi per mantenerle consolatorie, ma non per quanto riguarda la tristezza esistenziale. Il secondo è il linguaggio e le sue limitate possibilità in questo campo.