I temi accennati nella Prefazione iniziano a prendere forma nel primo capitolo, Il calderone pugliese, in cui definisce la Puglia una terra originale che richiede del tempo per poter svelare quello che ha da offrire. È una regione che presenta tracce antiche, a partire dai neolitici che vivevano nelle grotte, che successivamente divennero riparo dei cristiani, poi dimore degli eremiti, ricche di affreschi e segni lasciati da chi ci è passato (Alberti 1951: 7). È come se fosse un riassunto di tutto quello che c’è sul territorio pugliese. Ci spiega, da ogni punto di vista, quello che troveremo in questo calderone.
La presenza di «dolmen» tra le prime forme di espressione religiosa degli esseri umani e di «menhir», una delle più antiche tombe umane, ci fanno capire quanta storia questa terra possa raccontarci. Paragona la Puglia a un calderone che, irradiato dal sole, contiene tracce religiose, filosofiche e culturali di diverse razze (Alberti 1951: 8). Qui il lettore è invitato ad immergersi nel calderone per poter scrutare fino in fondo le bellezze, le ricchezze e i segreti che esso contiene. «Menhir», cattedrali, pergamene, cantine, trattorie, grotte, spiagge e strade dell’antichità, tutte contenute nel calderone «poggiato nell’enorme giardino di ulivi» (Alberti 1951: 11). L’Alberti ci fornisce diverse motivazioni artistiche, paesaggistiche, culturali, folkloristiche per poter visitare la Puglia, pur rischiando di prendersi un’insolazione (Alberti 1951: 12). Un paesaggio non solo da ammirare, ma al tempo stesso da poter assaggiare grazie ai prodotti tipici di questo suolo: olive, uva, mandorle, fichi, ciliegie, prugne, noci, castagne e carrube (Alberti 1951: 11). Sapori che caratterizzano questa terra arida, seppur ricca di prelibatezze da poter assaporare.
Ave, Filia Solis, è tratto da una citazione di Federico II che l’imperatore utilizzò per salutare la città di Brindisi. «Filia Solis» è il nome che l’imperatore svevonormanno attribuì a questa terra non solo per il suo clima, ma anche per la calda cultura che la regione è in grado di offrire (Alberti 1951: 13).
L’autrice descrive i diversi colori del paesaggio durante le stagioni: l’inverno verde, grazie agli alberi sempreverdi come pini, ulivi e fichi d’India; la primavera ricca di mandorli e aranci in fiore e le passeggiate al chiaror di luna che ti danno la possibilità di poter sentire i profumi molto più esotici di quelli di Guerlain (Alberti 1951: 14), esortando così il turista a visitare la Puglia anche in estate andando contro i luoghi comuni che sconsigliavano di visitare questa terra nel periodo più caldo.
Attraverso la descrizione di un’animale tipico della Puglia e del Sud Italia, l’autrice mostra la sua conoscenza del mondo e le sue esperienze di viaggio:
Così altrove ho ammirato i maestosi buoi bianchi dalle enormi corna sullo scenario delle oscure foreste slovacche, i cammelli sulle rosse sabbie del Marocco, della Libia e dell’Egitto […]. Così ora in Puglia m’incanta il delicato asinello dagli occhi nostalgici che graziosamente risalta tra l’uliveto e la vigna (Alberti 1951: 14).
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