Così termina il nostro viaggio, con una speranza, con un brindisi fatto con la pura acqua proveniente dall’Acquedotto Pugliese.
Kazimiera Alberti è un’autrice polacca che ha vissuto in Italia e si svela attraverso le sue opere. Una donna che ha reagito alla bufera bellica, attraverso la ricerca della bellezza dei paesaggi, monumenti, cultura e folklore che l’Italia e più nello specifico il Sud Italia è in grado di offrire.
L’esule polacca non si concentra sulle questioni sociali e politiche, d’altra parte descrive tutta la sua ammirazione per questa terra baciata dal sole, in grado di contenere tanti segreti. Segreti che la scrittrice decide di condividere solo in parte con il lettore, invitandolo a visitare questa splendida terra. Una regione che secondo l’autrice è stata capace di progredire e di svilupparsi. Difende a spada tratta questo territorio dagli scettici e dagli ignoranti, considerandolo all’altezza di altre regioni, come per esempio la Toscana.
Tema centrale è la rivendicazione della bellezza, che ritroviamo come filo conduttore nella maggior parte dell’opera. A prevalere tra le pagine non sono tanto i paesaggi, quanto i monumenti. L’autrice si sofferma su dettagli che possono risultare apparentemente superflui, come l’asinello o la vita che si svolge per le strade, tuttavia sono proprio questi particolari a mostrare la realtà meridionale e il suo folklore. Senza mai dimenticare il genio dell’uomo e la sua capacità nel costruire.
I paragoni a livello culturale, paesaggistico e geografico, che l’Alberti fa nelle sue opere, ci fanno comprendere che si tratta di una donna che ha viaggiato molto, che ha una profonda conoscenza del mondo, dando quindi una maggiore credibilità alle sue affermazioni.
Il ricordo della guerra è ancora vivo nella sua memoria, infatti il travelogue è ricco di passaggi in cui i ricordi della bufera bellica vengono fuori, per una grotta che ricorda il bunker in cui ci si rifugiava quando le sirene iniziavano a suonare; un pregiudizio dei Francesi nei confronti degli Italiani la porta a pensare che le discriminazioni possano comportare, come nel caso della seconda guerra mondiale, uno sterminio di massa.
Già all’epoca si rendeva conto che era necessaria un’Europa unita proprio come si evince dal pensiero di Federico II. È una viaggiatrice consapevole e curiosa, e attraverso un linguaggio semplice e diretto ci regala delle descrizioni ricche di metafore, che rendono scorrevole la lettura del volume. Nonostante quello che le è successo continua a nutrire delle speranze nella sua vita.
Nell’ultima parte del testo presenta delle novità, introducendo il miracolo dell’acqua: l’Acquedotto Pugliese, il più grande segreto della Puglia appunto. Grazie all’acquedotto la scrittrice dimostra il dualismo dell’uomo (tema ricorrente nel libro) che non è solo in grado di distruggere tutto quello che lo circonda, ma è anche capace di costruire qualcosa di utile.
s. 181-182