Ci illustra come quella di Canne non sia una semplice battaglia tra due popoli, bensì:
Canne è qualcosa di più. È la ferita che tragicamente si ripete e si riapre ad ogni generazione, su tutto l’orbe terraqueo. E se l’umanità non guarirà in qualche modo questa ferita, certamente non creerà mai una più alta cultura. Una cultura basata sulla giustizia ed eguaglianza tra i popoli (Alberti 1951: 181).
Per l’autrice una maggiore comprensione della battaglia sarebbe possibile se fosse descritta, commentata e illustrata nei libri scolastici, seppur in maniera completamente diversa rispetto a quella versione che c’era nei libri della sua epoca (Alberti 1951: 181).
Ancora una volta, la battaglia ha portato a galla il ricordo della guerra, che cerca di superare, portandosi con sé il ricordo di Canne, come il «campo di una celebre battaglia antica» (Alberti 1951: 182), un luogo non solo archeologico, ma con una morale che deve spingere gli animi verso il pacifismo.
Nella prossima tappa riappare ancora una volta l’imperatore di Svevia, Federico II, che durante le crociate verso la Terrasanta, passando per Altamura, decise di lasciare lì i suoi uomini stanchi e ammalati. Con gran sorpresa al ritorno ritrovò i suoi soldati più forti di prima:
Federico, monarca munifico, non fu sconoscente. Scelse, da poeta qual era, un poetico nome per la città, quarta nella propria storia, nuova per i tempi moderni: «Altamura». La munì di castello e di mura, e fondò in essa quella meraviglia dell’arte romanico-pugliese che è il Duomo (Alberti 1951: 185).
Prima di proseguire per il nostro viaggio in terra di Puglia, l’autrice ci parla della leggenda della città di Altamura legata all’amico di Ercole Filottete. Nella storia di questa cittadina è ricorrente il fatto che ci sia un’aria pura, salubre. Difatti il primo nome della città fu Petilla, la “rosa selvatica” (Alberti 1951: 184). Ciò nonostante fu rasa al suolo da Annibale e successivamente abitata da Romani, Greci e poi Ostrogoti. Il paesaggio colpisce molto Kazimiera Alberti, però quello che cattura maggiormente la sua attenzione è la cattedrale di Altamura che, con il suo imponente e artistico portone, lascia la nostra «guida» stupefatta.
Seguendo la nostra «cicerone» proseguiamo nell’entroterra pugliese per raggiungere Gravina. In questa località l’Alberti passa la parola ad un venditore ambulante, che ci guiderà e ci presenterà quello che di bello questa cittadina ha da offrire: dai musei alla chiesa di San Sebastiano, dalla Cattedrale al monumento funerario di Angelo Castriota, e così via… Il venditore oltre ai soliti monumenti, sa soddisfare anche le esigenze dei turisti che non si sanno accontentare, raccontan do aneddoti e «segreti» del posto.
s. 171-172