Se da una parte per gli italiani la parola «poema» richiama inevitabilmente alla mente opere come l’Odissea, l’Iliade, dall’altra per i polacchi immediatamente l’associazione va all’epopea nazionale polacca, Pan Tadeusz. Ciò dimostra la grandezza e l’importanza che Kazimiera Alberti voglia donare all’immagine del Castel del Monte. Ne fa un’accurata descrizione da tutti i punti di vista, come se fosse una guida turistica, così da poter rendere questa presentazione allettante agli occhi del turista. Tuttavia l’attenzione della scrittrice non si sofferma soltanto sul «poema», ma ne esalta il personaggio che ha ideato il Castel del Monte, Federico II di Svevia:
Un uomo che visse tra le brume dello scandalo e tra le luci dell’entusiasmo: Federico II «stupor mundi», uno degli uomini più originali non solo della sua epoca ma di tutta la storia. […] L’universalismo politico che egli sogna, l’unificazione dell’Europa non son forse idee che con tanta passione e dolore sommuovono la nostra generazione? (Alberti 1951: 164).
Siamo di fronte ad un imperatore dai mille interessi e dalle molteplici capacità, presentato come un precursore dell’arte del suo tempo in grado di valorizzare ed apprezzare opere artistiche capaci di brillare in eterno e di continuare a farlo in qualsiasi epoca. Di fatti l’Alberti definisce il Castel del Monte come la «prima culla del Rinascimento» (Alberti 1951: 165) seppur troppo riduttivo di fronte a cotanta bellezza architettonica. Si tratta di un poema al vento dei secoli, poiché nonostante tutte le intemperie, gli eventi storici, le epidemie resta sempre lì erto sul colle nella sua grande imponenza (Alberti 1951: 164–166).
Sono diverse le funzioni che questo monumento ha ricoperto nel corso dei secoli descritte anche dalla nostra personale «guida», Kazimiera Alberti: tenuta di caccia per l’imperatore, carcere per i suoi discendenti, rifugio durante un’epidemia, per poi diventare luogo prescelto da briganti e pastori con i propri greggi:
Il fato gli offre sempre nuovo destino nonostante tutto esso conserva la sua dignità e la sua originalità come se un incantesimo guardi l’intoccabilità della sua struttura (Alberti 1951: 166).
Tuttavia non ci sono testimonianze della presenza dell’imperatore di Svevia presso la tenuta. Attualmente ci sono tanti misteri e leggende che si celano dietro questo monumento tanto imponente ed importante, oltre a tutte le teorie legate alla forma ottagonale e la ricorrenza del numero otto e i suoi diversi significati[2].
s. 168
[2]Per maggiori informazioni cfr. R. Astremo (2012); A. Lattanzi, N. Lattanzi (2015).