Nonostante non furono i tirolesi a scegliere l’uniforme né il fronte su cui lottavano, una delle immagini più comuni tra gli italiani è quella del sudtirolese-nazista. Quando compare nella televisione italiana il già citato Silvius Magnago, uno dei più importanti politici sudtirolesi al quale si deve il Pacchetto, «il mezzo busto Rai l’aveva presentato così: Silvius Magnago, leader del Südtiroler Volkspartei [Partito Popolare Sudtirolese], ex ufficiale della Wehrmacht» (Melandri 2017: 222). Non aiutano le spiegazioni e gli argomenti: uno stereotipo legato al nome dell’esercito nazista è più forte e discredita il più celebre politico sudtirolese inseguendo la pacificazione della regione.
Gli altoatesini vengono visti come nazisti per il solo fatto di parlare tedesco e combattere nell’esercito tedesco:
Magnago sapeva bene che lo spigoloso accento tedesco con cui parlava, peraltro a perfezione, la lingua di Dante, e il fatto che avesse svolto servizio in guerra nella Wehrmacht, creavano nei suoi interlocutori un’immediata associazione con il nazismo (Melandri 2017: 200).
Ed è un’opinione impossibile da cambiare: non bastava avere una buona padronanza linguistica e allo stesso tempo condannare i terroristi locali, né dedicare la maggior parte della vita a trovare una coesistenza pacifica tra i due gruppi. Dal romanzo di Melandri viene fuori l’immagine degli italiani per i quali gli argomenti contano meno che i pregiudizi.
A proposito dello stereotipo del terrorismo altoatesino, una delle protagoniste che ha più contatto con la gente al di fuori della provincia esprime la seguente osservazione: «fino a qualche anno fa, quando dicevi che eri altoatesino di lingua tedesca ti davano del terrorista. O come minimo ti chiedevano: ma perché voi li odiate così tanto, gli italiani?» (Melandri 2017: 260).
Accanto agli stereotipi e alle opinioni negative, ci sono anche quelle positive, tra cui l’attribuzione dell’ordine e della ricchezza ai sudtirolesi. Un soldato in servizio in Alto Adige ammette: «Una cosa sugli altoatesini, però, non si poteva negare: quella era gente precisa, pulita, che dava all’ordine un sommo valore» (Melandri 2017: 168).
Invece un siciliano, incontrato da Eva nel treno, si riferisce alle autonomie locali che sono in vigore sia nell’Alto Adige che in Sicilia. Come spesso in Italia gli abitanti del Sud, da una parte fortemente legati anche loro alle proprie terre, vivono con profonda convinzione che al Nord si viva meglio:
Voi l’autonomia regionale ce l’avete davvero! Mica come noi in Sicilia, che siamo autonomi dallo Stato italiano, ma sudditi della mafia. Ricominciassi la carriera, mi trasferirei al Nord e farei crescere i figli lì. Senza tutti quei raccomandati (Melandri 2017: 260).
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