Tra i personaggi storici polacco-lituani e del mondo slavo in genere, nelle storie compaiono nomi come quello di Krzysztof Radziwiłł, Stefano I di Polonia e Ivan il Terribile. Tra i personaggi storici dell’Asia centrale compaiono sullo sfondo dei racconti Tamerlano e Gengis Khan. Oltre alle figure storiche e di pura fantasia alcuni racconti hanno per protagonisti i profeti del Cristianesimo e dell’Islam. Spesso nei racconti dei profeti l’autore attinge sia a fonti giudaico-cristiane sia a fonti islamiche.
Un topos letterario dei racconti dei Tatari polacco-lituani è quello del viaggio verso Oriente. Altra figura spesso ricorrente nel libro è quella dell’oste, spesso connotata negativamente come nei racconti Abid e Kotun di Baghdad. Altra peculiarità del libro di Chazbijewicz è l’abbondante uso di termini di origine araba e turca. Il titolo originale del secondo racconto è Podanie o fałdzeju che ho tradotto in italiano con Racconto del mago. Il termine fałdzej è un calco del termine turco falci, letteralmente significa ‘cartomante’, ‘indovino’. Falci è composto dal termine fal, che significa ‘sorte’, ‘destino’, e dal suffisso ci che in turco si usa per indicare la professione.
Un altro termine di derivazione turca presente nel libro è kurhan, in italiano tradotto con kurgan, ovvero i tumuli funerari sacri delle popolazioni turco-altaiche di forma conica o semi-circolare. Chazbijewicz, inoltre fa abbondante uso di terminologia islamica. Uno dei racconti ha per protagonista un «mulla», letteralmente ‘signore, padrone’ o ‘maestro’. Presso le popolazioni tatare il termine è entrato dal turco molla e indica il clero islamico. In un altro racconto il protagonista vede in sogno un «derviscio». La parola deriva dal farsi e significa ‘povero’, ‘indigente’. Con tale appellativo si chiamavano i sufi, asceti islamici che conducevano una vita in mistica povertà.
Oltre alla terminologia religiosa e ai calchi e prestiti linguistici presi dall’arabo, dal turco e dal persiano, nel libro l’autore ricorre a termini politico-militari di origine slava e germanica. Nel racconto Storia del mago Chazbijewicz usa il termine kniaź, in italiano tradotto come duca o principe, termine che nelle lingue slave indica una persona di ceto nobile. Un altro termine che ricorre spesso nei racconti è hetman, in italiano tradotto come etmano, titolo con il quale nell’esercito del Granducato di Lituania veniva designato il grado più elevato e in seguito il capo politico (Lerski 1999: 196). Ogni racconto è ricco di riferimenti storici, religiosi e culturali.
Passiamo ora a un’analisi dettagliata di alcuni dei racconti. Il primo personaggio a comparire sulla scena, e che sarà una costante in tutti i racconti, è Selim Mirza, un alter ego dell’autore. Selim Mirza (1877) è un romanzo dello scrittore polacco di origini tatare Henryk Sienkiewicz. Mirza è un titolo nobiliare di origine persiana che deriva dal termine Amirzadeh letteralmente ‘figlio del principe, di sangue reale’ (Bonnefoy 1933: 331).
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